Gli elfi e il Cancelliere by Lorenzo Renzi

Gli elfi e il Cancelliere by Lorenzo Renzi

autore:Lorenzo, Renzi [Renzi, Lorenzo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Critica letteraria, Studi e Ricerche
ISBN: 9788815326386
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2015-10-14T22:00:00+00:00


3.2. Proust nella letteratura francese contemporanea

Klemperer non è uno studioso della grandezza dei grandi romanisti di cui abbiamo trattato finora, Curtius, Spitzer o Auerbach, e non era certo un altro Walter Benjamin. Nella sua vivace spontaneità, che lo favorisce come diarista, cade qualche volta in un certo schematismo. Tuttavia nell’ultimo volume della Französische Literatur del 1931 scrive un paragrafo complesso e meditato su Proust, di cui conosce ormai l’opera intera; per esempio, valuta nella giusta misura la terribile carica di negatività del Temps retrouvé, cosa che Curtius non aveva fatto e che non tutti i critici fanno nemmeno oggi.

Nella prima parte del saggio, dedicata alla biografia di Proust, Klemperer sottolinea, con accenti critici simili a quelli di Auerbach (1925), che però non cita, la fascinazione che i salotti aristocratici hanno esercitato su Proust per tutta la vita e che diventano oggetto della sua opera quando lo scrittore, chiuso nella celebre camera imbottita di sughero, sospende la sua frequentazione del bel mondo. Ma la sospende veramente?, si chiede giustamente Klemperer: noi, che dalla lettura delle sue biografie e dalla corrispondenza sappiamo tutto, sappiamo che non è stato così e che la sospensione è stata solo relativa. Tuttavia, per quanto Proust non riesca a separarsi del tutto dal bel mondo, «nessun predicatore penitenziale» scrive Klemperer, «ha potuto sottolineare la vanità del mondo in modo più forte di lui». Questo senso della vanità è particolarmente evidente, nota Klemperer, nel tema dell’amore, che non è per Proust altro che un «volubile autoinganno»[149]. Del resto, nota, nella sua opera avanza prepotentemente il tema della omosessualità, tabuizzato dalla società del tempo – ricordiamo che anche la critica era reticente a occuparsene e anche solo a nominarla. La sua importanza è tale, scrive invece Klemperer, che Proust aveva anche pensato per un momento di intitolare l’intera opera Sodome et Gomorrhe.

«Per sua natura Proust era predestinato alla filosofia di Bergson»[150], scrive Klemperer citando Pierre-Quint[151]. Nelle sei pagine dedicate a Proust nomina diciotto volte Bergson, ma nella parte finale sottolinea soprattutto le differenze tra i due: la laicità di Proust contro la religiosità di Bergson (già notati in Prose) e il pessimismo negativo di Proust contro l’ottimismo, «il movimento divino, ricco di senso» di Bergson. Accanto a Bergson è citato una volta Freud. Così, quando viene a parlare dello stile di Proust le cui «frasi scorrono in lunghi periodi», Klemperer arriva a definire Proust «il Cicerone della psicanalisi»[152]. Il suo stile, scrive, forma un oggetto di studio privilegiato per il critico stilistico come per lo psicanalista[153]. Ma non deve essere mai successo che lo stile di Proust sia messo sul lettino dello psicanalista.



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